Thursday, May 31, 2007

Omaggio alla lettura

Omaggio alla lettura

"In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro."

Le prime esperienze che mi hanno insegnato ad apprezzare la parola scritta rimontano ai tempi della scuola elementare. Una maestra "illuminata" ci aveva obbligati a leggere "Marcovaldo" di Italo Calvino. Non avrebbe potuto scegliere libro migliore per dei i bambini che avevano appena imparato a leggere e a scrivere. La prosa di Calvino, semplice e piana, mi apriva un mondo nuovo di parole, immagini, emozioni.

Ancora oggi, quando sfoglio quel romanzo, la lettura è influenzata da quella prima esperienza infantile, tanto che mi è difficile capire se il piacere che provo nel rileggerlo sia legato alla prosa di Calvino o al ricordo di quel primo contatto con la letteratura.

Poi sono venuti anni nei quali la parola scritta era soprattutto costituita dai testi racchiusi nei "balloons", nelle "nuvolette di fumo" dei fumetti: immagini e parole, un altro tipo di lettura, altre emozioni.

Trascorrono gli anni, imperversano altre forme espressive, la radio, la televisione, i giornali, tutte importanti, utili, essenziali, ma il piacere, il gusto della lettura delle opere letterarie doveva nascere, crescere. Poteva trattarsi del libro di cui s'era discusso in un talk show televisivo o del consiglio della prof. di letteratura, ma sempre il piacere maggiore era di trovarsi perduto fra le pagine di un romanzo come ci si perde in un bosco: dopo Calvino: Primo Levi, Gadda, Borges, Queneau, Proust e tanti altri, e ognuno era un nuovo sentiero nel bosco della letteratura.

Ogni nuova lettura aggiungeva qualcosa alle altre, gettava una nuova luce sui libri che avevo già letto e su quelli che avrei letto. Alcune letture svolgevano una funzione esplicativa nei confronti di altri libri, altre mi immunizzavano contro malattie trasmissibili attraverso la lettura, come il bovarismo o il lirismo, agivano cioè come una sorta di "vaccino culturale".

Ho scoperto che esiste la letteratura che trova un fine in se stessa, che non cerca giustificazioni sociali o morali (penso, per citare soltanto due nomi, a Nabokov e a Manganelli), ed esistono coloro che userebbero la scrittura come un mezzo per far passare dei messaggi, ma come ha detto qualcuno rispondendo alla solita domanda stupida di un giornalista: "che messaggio ha voluto trasmettere con quest'opera?": "se avessi voluto mandare un messaggio non avrei scritto un romanzo, avrei inviato un telegramma".

In questo modo le esperienze legate alla lettura crescono, a strati, una sull'altra: a volte l'amore per un autore può farti venire la voglia di imparare una lingua straniera (è successo con Proust e Queneau per la lingua francese), altre volte l'amore per un libro può farti desiderare di visitare un paese o una città (è successo con "Festa mobile" di Hemingway per Parigi).

Insomma, come ha scritto Italo Calvino: "leggere significa affrontare qualcosa che sta proprio cominciando a esistere". L'avventura continua.

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